Nel contribuire alla Biblioteca Digitale del progetto "La Grande trasformazione" l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia offre diversi contenuti tratti dagli archivi storico, fotografico, sonoro e dalla biblioteca. Secondo lo spirito del progetto, si tratta di suggerimenti e spunti per scoprire come e in quali circostanze è nata la cultura moderna, l'organizzazione attuale dello spettacolo, le nuove scoperte che hanno rivoluzionato il modo di vivere la musica - il cinema, la radio, il grammofono - e come la musica ha accompagnato anche i protagonisti più umili e più numerosi della Grande Guerra: i soldati al fronte, e i familiari lontani.
La scelta di documenti tratti dall'Archivio storico dell'Accademia apre squarci inattesi su diversi aspetti importanti della vita culturale e musicale della prima metà del Novecento: i carteggi fra il conte di San Martino e gli artisti raccontano il nuovo interesse per il folclore, il jazz e i nuovi ritmi, dall'Esposizione del 1911 ai concerti di musica indiana e afrocubana. L'esotismo in musica trova la sua espressione più alta nei Ballets russes di Diaghilev che Roma ospitò nel 1911, mentre l'affermarsi delle avanguardie artistiche anche in campo musicale si riscontra nei rapporti l'Accademia e la Società Nazionale di Musica, o la Società italiana di musica moderna. La Grande Trasformazione portò anche alla nascita della moderna organizzazione dello spettacolo: lo testimoniano le carte relative all'Unione Nazionale Concerti, alla Federazione Internazionale Concerti e alla Società Internazionale di Musica Contemporanea, mentre la nascita dei nuovi media - filodiffusione, radio - e dei mezzi di riproduzione del suono come il grammofono, oltre all'affermarsi del cinema portarono una vera e propria rivoluzione nello spettacolo dal vivo, e nella vita di musicisti e compositori. Sono queste le tematiche affrontate dai ricercatori nei diversi percorsi, e che i documenti sostanziano e illustrano.
Fra le fotografie selezionate nel patrimonio dell'Accademia spiccano due serie: la prima è costituita da un album che raccoglie 90 fotografie scattate sui luoghi della guerra da Agostino Pennisi Barone di Floristella, antenato del compositore catanese Francesco Pennisi. Molti scatti testimoniano momenti della vita al fronte, gli stessi ai quali si ispirano le canzoni popolari più celebri del periodo. La seconda è costituita da una raccolta di 280 rare fotografie relative all'Esposizione Universale di Roma del 1911. La raccolta fa parte del fondo di Enrico di San Martino, responsabile dei programmi culturali dell'Expo e all'epoca già presidente dell'Accademia, ed è interessante notare come fra le scelte culturali testimoniate dall'esposizione romana emergano tematiche che caratterizzano il pensiero di inizio secolo: l'indagine etnografica, le scuole nazionali, la riscoperta dell'antico. Altre foto riguardano poi i protagonisti e i luoghi dell'arte musicale e dello spettacolo del primo trentennio del '900: grandi interpreti, compositori, aspiranti attori cinematografici.
Nel patrimonio della Biblioteca si propongono alcuni libri particolarmente significativi perchè testimonianze vive di protagonisti della Grande Trasformazione: così il Conte di San Martino, presidente dell'Accademia dal 1895 al 1947, che nelle sue memorie ripercorre le stagioni concertistiche all'Augusteo arricchendole di aneddoti e ritratti dei più importanti musicisti dell'epoca, Mahler, Debussy, Stravinskij. Così Alfredo Casella, pianista e compositore, massimo esponente delle avanguardie artistiche di inizio secolo, come si evince dal suo saggio e dalla rivista "Ars Nova", da lui fondata e diretta negli anni della guerra. Così infine Mario Labroca, critico e organizzatore musicale, che ripercorre con acutezza i primi 50 anni del Novecento musicale italiano. I programmi di sala dei concerti, le partiture di Ravel, Satie, Stravinskij, e delle musiche da film di Malipiero e Mascagni, le raccolte di canti di guerra e di montagna illustrano altri aspetti del panorama musicale italiano ed europeo durante la Grande Trasformazione.
I documenti sonori selezionati provengono dagli Archivi di etnomusicologia dell'Accademia. Si tratta di canti tradizionali trasmessi di generazione in generazione, all'interno delle comunità rurali o delle prime comunità industriali di inizio Novecento. Trattano per lo più della vita al fronte - tanto in Italia quanto nelle colonie -; della nostalgia dei soldati per le proprie famiglie, per l'amata lontana, per la licenza che tarda ad arrivare; parlano della tentazione di diserzione, del dolore per il lutto nel seppellire i propri compagni. Spesso questi canti affondano le radici nel Risorgimento, e attraverso la Grande Guerra subiscono una trasformazione che li porterà talvolta a essere il simbolo di epoche storiche successive, come nel caso di "Giovinezza" sotto il regime fascista.
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