Accademia Nazionale di Santa Cecilia . Bibliomediateca

Enkòmion dell'Epitàfios thrinos dell'Orthros del Santo e Grande Sabato: prima stasis (stanza)

 
Informazioni raccolta:
Informazioni generali:
  • titolo: Enkòmion dell'Epitàfios thrinos dell'Orthros del Santo e Grande Sabato: prima stasis (stanza)
  • INCIPIT: ïH zoh ejn tavfo (I zoì en tafo)
  • Data: 14.04.1953
  • Località: Piana degli Albanesi (Palermo)
  • Regione: Sicilia
  • Nazione: Italia
  • Soggettazione: liturgia, Sabato Santo, Settimana Santa, Passione
  • Esecuzione: voce maschile, voci femminili alterne
  • Esecutore: Papàs Giuseppe Petta, Nunzia Ferrara e Vincenzina Ales
NOTE:
L'Orthros del Santo e Grande Sabato celebra il venerdì pomeriggio. L'Epitàfios thrinos (in italiano: Lamento funebre) costituisce uno dei momenti maggiormente pregnanti e suggestivi della Settimana Santa bizantina. Gli enk"mia (in Sicilia comunemente chiamati anche lamenti o lamentazioni) vengono cantati dopo l'ode nona: si tratta di una lunga serie di tropària (corrispondenti a 176 versetti) raggruppati in tre stanze (stasis), i cui incipit sono ïH zoh; ejn tavfo/ (I zoì en tafo), di tono 1° plagale, "Axion ejstiv (Ëxion estì), anch'essa di tono 1° plagale, ed AiJ geneai; pa'sai (E gheneè pase), di tono 3° autentico. Della prima stasis nella registrazione è documentata solo la prima strofa, eseguita due volte: la prima in greco (da Papàs Petta), la seconda in albanese (dalle due voci femminili). Sul contesto cerimoniale in cui vengono cantati gli Enk"mia i testi sacri forniscono le seguenti indicazioni: «Il vescovo oppure il sacerdote che presiede, rivestito di tutti i suoi paramenti sacri, esce dal santuario e comincia a cantare O Cristo, tu che sei la vita [I zoì en tafo]; va verso l'epitáfios, lo incensa a forma di croce e incensa quindi tutto il popolo. Gli altri chierici e salmisti, stando intorno al sacro cenotafio dell'epitáfios, cantano gli Enk"mia [...]». Occorre precisare che in Sicilia l'Orthros del Sabato Santo viene celebrato il Venerdì pomeriggio e che, contrariamente a quanto dispone la ritualità bizantina, in quasi tutti i centri di origine albanese specifici usi tradizionali prevedono per la sera del Venerdì Santo lo svolgimento di processioni all'aperto. In questi casi anche i fedeli e i sacerdoti di rito greco accompagnano per le vie cittadine l'urna del Cristo morto e la statua della Madonna Addolorata secondo i modelli paraliturgici più ampiamente diffusi nella tradizione popolare siciliana di rito latino. Le marce funebri eseguite dalle bande, il suono delle raganelle (in dialetto siciliano tràcculi), talvolta assai numerose e assordanti, e i canti devozionali femminili di derivazione mariana determinano un ambiente sonoro non dissimile da quello riscontrabile nel resto dell'Isola. Quale tratto peculiare delle colonie albanesi si segnala, però, l'esecuzione processionale degli stessi enkòmia che caratterizzano l'Ufficio liturgico pomeridiano celebrato all'interno delle chiese. Sotto il profilo musicale va segnalato che oggi soltanto a Piana degli Albanesi si conservano le melodie proprie della tradizione bizantina di Sicilia degli enkòmia: a Mezzojuso e in altri centri, invece, ormai si eseguono versioni che, pur essendo di norma ritenute dalla generalità dei fedeli quali canti locali tramandati oralmente, sono in effetti palesemente riconducibili al repertorio bizantino moderno. La scheda cartacea depositata presso gli Archivi di Etnomusicologia indica erroneamente come esecutore Papàs Demetrio Cimino invece di Papàs Giuseppe Petta.
Ascolta il brano:
113, Enkòmion dell'Epitàfios thrinos dell'Orthros del Santo e Grande Sabato: prima stasis (stanza)
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