Bruno Canino " Martucci e il concerto per pianoforte e orchestra alla fine dell'Ottocento"
Nel gran numero dei concerti tardo-romantici, l'opera 66 di Martucci conquistò subito di diritto le principali piazze mondiali; e l'accantonamento, avvenuto nella seconda metà del '900, si spiega soltanto con l'abilità di noi italiani nel non promuovere la nostra miglior cultura. Le opposte accuse di provincialismo e di scarsa italianità si annullano da sole; resta l'abusata imputazione di epigonismo. Di certo Martucci si inserisce nella tradizione mitteleuropea, e la sua devozione a Brahms si rivela soprattutto con il suo riserbo e la fedeltà ideale alla "musica pura", e nella tecnica compositiva, straordinaria in un ventinovenne.
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