Liberamente tratto da "Toto' il buono" di Cesare Zavattini e da "Miracolo a Milano" di Vittorio De Sica
musica di Giorgio Battistelli
Icarus Ensemble
Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
direttore Erasmo Gaudiomonte
maestro del coro Mauro Bacherini
regia del suono e live electronics Alvise Vidolin
Banda Comunale Città di Albano "Cesare Durante"
direttore Leonardo Olivelli
con Nicola Raffone e Alessandro Svab
regia Daniele Abbado
regista collaboratore Boris Stetka
scene Angelo Linzalata
costumi Giada Palloni
coreografia Simona Bucci
luci Guido Levi
video Luca Scarzella
Sia il "Miracolo a Milano" film, sia "Totò il buono" libro, vale a dire il binomio De Sica-Zavattini stanno alla base dell'opera contemporanea di Giorgio Battistelli, apprezzato autore di numerose opere eseguite in tutto il mondo. "Miracolo a Milano", teatro di musica, allarga il perimetro esplorato dal film e dal libro alle tante popolazioni che vivono ai margini della grande civiltà occidentale. Lo spettacolo ci trasporta infatti nel mondo di Zavattini, in parte magico ma tragicamente reale, fatto di poveri e disadattati, ma ancora con dignità e capacità di sognare. "Le cose vanno così male che si possono risolvere in un solo modo: dicendo che vanno benissimo", ci dice Cesare Zavattini, con un'intuizione tragica e geniale, puntando il dito contro il simbolo della ricchezza, il petrolio, divenuto oggi il simbolo della nostra povertà.
Nel lavoro di Battistelli, la vita, i gesti, le avventure e soprattutto le disavventure degli emarginati diventano, quasi per uno scambio di magie, la musica della vita stessa. In scena, tra povere baracche arroccate sotto il maestoso duomo, attori, mimi, danzatori, coro e cantanti per una scrittura musicale che fa del ritmo il proprio punto di forza. E così le mani sfregate per scaldarsi diventano sorta di strumenti essi stessi, che si alternano agli strumenti veri e amplificati e all'uso dell'elettronica. Il dialogo diventa una ripetizione, che diventa un mantra, che diventa ritmo, come a scandire la solita storia che da sempre si ripete: i deboli vessati dai forti.
"Ho scelto una strada poco convenzionale - scrive Giorgio Battistelli- tralasciando gli ingredienti tradizionali dell'opera. Come il libretto, che in un certo senso è invisibile. In scena ci sono 20 attori che si esprimono con un linguaggio non verbale ma ricco di suoni emessi da loro stessi e attraverso macchinari sonori. C'è un solo vero cantante. Accanto a questa dimensione materica il modo sonoro dell'opera è connotato da un uso marcato delle moderne tecnologie musicali, con suoni elettronici elaborati in tempo reale.
La tecnologia fornisce nuove risposte. Bisognava immaginare come dare corpo alla voce degli angeli e ho pensato di far scendere sulla testa degli spettatori una pioggia di piccoli altoparlanti, per rendere la sorpresa di un suono ultraterreno."
Coproduzione Fondazione I TEATRI di Reggio Emilia, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Fondazione Musica per Roma
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